Sala 5
Una residenza per il vescovo

Con l’istituzione della Diocesi si rese necessario dotare la città degli spazi adatti ad accogliere il Vescovo e a permettergli lo svolgimento delle sue funzioni: un Episcopio, una chiesa Cattedrale, un Seminario. Alcuni edifici furono così ristrutturati ed adeguati alla nuova destinazione lasciando una traccia visibile nell’organizzazione del tessuto urbano.

Per la residenza Vescovile la scelta ricadde sul Real Palazzino, in cui ci troviamo attualmente, fatto costruire nella seconda metà del Cinquecento da Alberico I Cybo Malaspina per i figli cadetti della famiglia Ducale. Il Palazzo aveva vissuto, nel corso dei secoli, alterne vicende e al tempo del governo di Maria Beatrice versava in uno stato di grave abbandono.

Dai documenti conservati si evince che già a partire dal 1818 maturò l’idea di destinare l’edificio a sede dell’Episcopio, affidandone la ristrutturazione all’architetto di corte Giuseppe Marchelli.

Le immagini qui riportate riproducono due dei numerosi disegni, conservati negli archivi di Stato di Massa e di Modena, che testimoniano il lungo processo di elaborazione del progetto. I lavori si protrassero fino al 1824, anche oltre l’arrivo a Massa del Vescovo Zoppi che avanzò le sue personali richieste.

Si devono in particolare alla sua volontà:

  • La ristrutturazione del giardino con la chiusura dell’ingresso sulla via pubblica, il collegamento con la terrazza tramite la scala ancora oggi esistente, la costruzione del pozzo
  • La costruzione della Cappella con sagrestia, che si trovava in corrispondenza della prima sala del Museo. Da quei vani si poteva scendere al piano inferiore nella sala da pranzo.
  • La tramezzatura del salone che originariamente costituiva il fulcro del palazzo e si sviluppava a doppia altezza, arrivando fino al tetto.
  • La chiusura della loggia che si affacciava sulla terrazza e che il Vescovo fece chiudere per creare una stanza destinata e libreria, spostando il colonnato al piano superiore.

Materiali esposti

Pianta del Palazzo Vescovile di Massa

22 gennaio 1888
Pianta del Palazzo Vescovile di Massa realizzata dall’ingegnere Francesco Bernieri di Massa in data 22 gennaio 1888. La pianta, in scala 1 a 50, è suddivisa in tre fogli di carta lucida relativi a: «piano terreno», «primo piano» e «2° piano». A corredo è un foglio con «Indicazioni sulla destinazione dei locali».

Indicazioni sulla destinazione attuale dei locali

1888
Allegato alla pianta del Palazzo Vescovile di Massa.

Sezione Il Seminario

Francesco Maria Zoppi ebbe molto a cuore la formazione dei sacerdoti e per la nuova Diocesi volle prevedere l’erezione di tre seminari.
Per quello maggiore, di Massa, individuò la sede dell’ex convento di San Francesco, attiguo alla Cattedrale, che era stato soppresso in età napoleonica.
Ancora una volta i lavori furono finanziati dal governo estense ed affidati all’architetto Marchelli.

Regole del Seminario di Massa Ducale

1830
Regolamento redatto dal Vescovo Zoppi per il nuovo Seminario Vescovile intitolato ai Santi Ambrogio e Carlo.

Lampada

Tommaso Rinaldi, lampada del Sacramento, argento sbalzato e cesellato, 18511865, dal Seminario Vescovile di Massa
Tommaso Rinaldi (1814–1877) nasce a Modena dove si forma come argentiere presso Giacomo e Luigi Vincenzi dei quali , più tardi, rileverà la bottega. Nel 1847 vince il concorso indetto dalla Società di Incoraggiamento delle Belle Arti di Modena, sostenuta da Francesco V, con la realizzazione di una medaglia disegnata da Adeodato Malatesta. Nel 1851 Tommaso Rinaldi fonda una società con Giuseppe Rocca e Giuseppe Algeri insieme ai quali apre una nuova bottega. Il punzone che identifica gli oggetti di quel periodo è un cigno circondato dalle lettere RAR, che resta in uso fino al 1865 quando muore il Rocca. La lampada del Sacramento del Seminario reca quel punzone ed è quindi databile tra il 1851 e 1865; è stata punzonata dall’ufficio di garanzia della città di Modena con l’aquila al secondo titolo. Il punzone era utilizzato per grossi e piccoli lavori d’argento: se l’aquila aveva all’ala destra il numero 1 corrispondeva al primo grado di bontà del metallo, mentre se aveva il numero due corrispondeva al secondo grado, meno pregiato.