Sala 4
Lusso e stravaganze in sacrestia

I corredi tessili delle chiese si sono arricchiti nel corso dei secoli grazie a importanti donazioni di tessuti, non solo realizzati per specifico uso liturgico ma soprattutto provenienti da abiti della nobiltà. La provenienza da contesti laici giustifica la presenza nelle sacrestie di paramenti con motivi decorativi profani, spesso lontani dal repertorio e dalla simbologia sacra.

Ne è un esempio significativo la pianeta proveniente dalla chiesa di San Giovanni di Villafranca in Lunigiana, dove il motivo decorativo trae ispirazione dal mondo orientale, come dimostra la presenza di due animali esotici un leopardo e un varano. L’arrivo in Europa di beni di lusso prodotti in paesi lontani influenzò, tra Sei e Settecento, tutte le arti ed in particolar modo quelle applicate.

Il repertorio iconografico, condiviso ad esempio da tessuti e porcellane, si arricchì di stravaganti ed affascinanti elementi di gusto esotico che suscitavano meraviglia e soddisfacevano curiosità e desiderio di novità dei contemporanei.

Materiali esposti

Vetrina a destra:

Velo del calice

1730–1750 circa, raso liseré, lanciato e broccato in seta policroma e filati metallici in argento, dalla Chiesa di San Giovanni Battista, Villafranca
Il tessuto presenta una decorazione floreale che spicca su un fondo bianco movimentato da motivi decorativi in argento. I fiori caratterizzati da una resa pittorica dei colori si dispongono a mazzi in orizzontale e ripetuti in verticale alternati. La manifattura del tessuto è probabilmente veneziana.
Lampasso fondo raso, lanciato e broccato in sete policrome legate in diagonale, taffetas in seta verde nelle parti di riempimento delle foglie.

Base a sinistra:

Velo del calice

1700–1750 circa, lampasso fondo raso, lanciato e broccato in sete policrome legate in diagonale, taffetas in seta verde, dalla Chiesa di San Giovanni Battista, Villafranca
Il tessuto presenta una decorazione ad andamento verticale caratterizzata dalla presenza di elementi fantastici e naturalistici. Da un elemento architettonico con dentelli e ghirlanda di frutti si sporge un leopardo. L’animale con la bocca aperta e gli artigli in evidenza, si rivolge più in basso, verso un rettile che lo ricambia nell’atteggiamento di sfida con la bocca aperta e gli artigli sfoderati. Da questo elemento estremamente fantasioso si diparte un tronco molto nodoso con andamento verticale. Dal tronco si aprono foglie verdi, fiori policromi e frutti di melograno. La manifattura di produzione di questo tessuto così originale può essere veneziana o lionese.
Lampasso fondo raso, lanciato e broccato in sete policrome legate in diagonale, taffetas in seta verde nelle parti di riempimento delle foglie.

Vetrina grande, a sinistra:

Pianeta

1700–1750 circa, lampasso fondo raso, lanciato e broccato in sete policrome legate in diagonale, taffetas in seta verde, dalla Chiesa di San Giovanni Battista, Villafranca
Lampasso fondo raso, lanciato e broccato in sete policrome legate in diagonale, taffetas in seta verde nelle parti di riempimento delle foglie.

Vetrina grande, a destra: Il parato della duchessa

Protagoniste della vetrina sono alcune vesti sacre che compongono un raffinato parato in terzo proveniente dalla chiesa di Sant’Andrea Apostolo di Carrara. La sua storia è legata alla figura di Maria Teresa Cybo Malaspina (1725–1790), duchessa di Massa e principessa di Carrara, figlia di Alderano I e Ricciarda Gonzaga, e sposa di Ercole III d’Este, duca di Modena e Reggio. Come raccontano i documenti, nel 1777 Maria Teresa lasciò in dono alla chiesa uno dei suoi abiti affinché ne venisse fatto un parato. La veste, così come prevedeva la moda del tempo, era realizzata con l’impiego di così tanti metri di stoffa, che fu possibile ricavarne una pianeta, due tonacelle e i diversi annessi. Nonostante il passare del tempo, il ricordo della donazione si mantenne vivo e nel 1936, come testimonia il documento qui esposto, era ancora ricordato nella sagrestia un “parato in terzo broccato d’oro fondo celeste, così detto della Duchessa”.