Sala 2
Dalle guardarobe alle sacrestie

Questa sala vuole ricreare la suggestione dei luoghi in cui abiti e tessuti venivano custoditi. Sia che si trovassero nelle guardarobe delle dimore nobiliari che nelle sacrestie delle chiese, alla conservazione dei tessili veniva prestata particolare cura anche in ragione del loro alto valore economico.

Le guardarobe erano le stanze che, all’interno dei palazzi, custodivano i beni più preziosi: suppellettili, oggetti d’arte, arazzi, tessili, argenterie e certamente le vesti (o “robe”).

Dei ricchi corredi tessili, accuratamente descritti negli inventari di queste stanze, purtroppo poco si è conservato nelle sue forme originarie. Nel corso dei secoli, tuttavia, molte vesti, in particolare le più lussuose, furono donate alle chiese per essere “smontate” e successivamente impiegate per la realizzazione di paramenti liturgici. Le donazioni avevano sempre una finalità devozionale, come voto per una grazia ricevuta o come prova tangibile della propria fede.  La trasformazione delle vesti civili in paramenti sacri ha permesso la conservazione di numerosi manufatti tessili, straordinari testimoni dell’evoluzione, nel corso dei secoli, di tipologie tecniche e decorative.

Le donazioni di abiti o pregiati tessuti che andavano ad arricchire i corredi delle chiese venivano minuziosamente registrati nei libri contabili.  In questa sala è esposto un Registro di inventari dell’antica Pieve di San Pietro in cui è ricordata la donazione di un raffinato paramento in damasco per volontà di Brigida Spinola, moglie di Carlo I Cybo Malaspina.

Sezione 1 Gli abiti delle statue

Tra le tante testimonianze tessili conservate nelle sacrestie, di chiara derivazione laica, meritano una menzione particolare quelle vesti, in genere femminili, donate allo scopo di essere trasformate in abiti per statue. Nella vetrina prospicente all’ingresso sono esposti alcuni frammenti di quello che doveva essere il ricco corredo di una statua vestita venerata nella Cattedrale dei Santi Pietro e Francesco di Massa e oggi purtroppo perduta. È caratteristico di questo genere di vesti adottare soluzioni particolari per facilitare la vestizione come le maniche staccate dai corpetti.

Tra i frammenti conservati risulta curioso un gruppo di pettorine, simili per forma e dimensioni ma diverse per la tipologia dei tessuti e dei motivi decorativi. La pettorina era uno degli elementi caratteristici dell’abito femminile settecentesco. Veniva indossata a chiusura della parte frontale della veste. Quelle esposte presentano tutte una struttura rigida realizzata con stecche vegetali e metalliche. 

Sezione 2 Tessuti per la liturgia

Sulla parete opposta è esposta una serie di veli da calice a testimonianza della qualità e della varietà dei tessuti conservati nelle sacrestie. Per ragioni di spazio si è scelto di utilizzare i veli del calice in rappresentanza degli interi parati che erano composti da numerosi elementi, tutti realizzati con lo stesso tessuto: le vesti e gli annessi indossati dai celebranti (pianeta, tonacella, piviale, stola, manipolo) e gli elementi impiegati per apparare l’altare, (velo da calice, borsa, conopeo, paliotto). Le vesti destinate alla liturgia dovevano rispondere ad un preciso vocabolario simbolico che, attraverso forme e colori, accompagnava i vari momenti dell’anno liturgico e i vari tipi di celebrazione. In ogni caso i tessuti giocavano un ruolo fondamentale nel rendere suggestiva e coinvolgente la celebrazione grazie alla preziosità dei materiali e alla raffinatezza degli accostamenti cromatici.